Marchio Made in Italy: Chi lha visto?
Umbria, 04/03/2011
Stelvio Gauzzi : scomparsa la legge che tutela la moda made in Italy ?
Purtroppo, nonostante il forte impegno della nostra Confartigianato Imprese, le aspettative di migliaia di imprese e daddetti dei settori tessile, abbigliamento, calzature, non potranno essere ancora soddisfatte. Infatti la legge 55/2010, la cosiddetta Reguzzoni - Versace, che istituisce il marchio Made in Italy per distinguere i prodotti realizzati prevalentemente nel nostro Paese da quelli che italiani non sono, mancando dei Decreti attuativi, non è stata ancora approvata.
Così si esprime il Segretario di Confartigianato Imprese Perugia Stelvio Gauzzi il quale ribadisce il ritardo dellentrata in vigore della Legge. La Legge doveva essere approvata entro il primo ottobre, dopo essere uscito a pieni voti dal Parlamento italiano nel mese di aprile, ma che potrebbe essersi perso tra Roma e Bruxelles bloccato dallUnione Europea in quanto violerebbe le norme comunitarie sulla libera concorrenza.
Risultato: la legge è di fatto ancoracongelata.
E così, tardano ad arrivare le norme che difendono i consumatori.
Un marchio, prosegue Gauzzi - che per i produttori e i consumatori avrebbe fatto la differenza: basti dire che nel 2008 il mercato del falso in Italia ha fatturato 7 miliardi e 107 milioni di euro e il settore più colpito, in valore, è proprio quello dellabbigliamento e degli accessori: 2,6 miliardi di euro.
Secondo i dati dellUfficio studi di Confartigianato, nel triennio 2006 - 2008 l'Italia è stato il terzo Paese europeo per numero di prodotti contraffatti, con 44.516.772 articoli sequestrati, pari all'11,5 per cento del totale europeo.
Nel 2008, il 54,6 per cento dei prodotti contraffatti proveniva dalla Cina. In Europa ogni minuto vengono sequestrati 186 prodotti contraffatti provenienti dallo stesso paese.
La legge Reguzzoni-Versace - conclude il Segretario Gauzzi - fissa principi e regole importanti per difendere e valorizzare il nostro patrimonio manifatturiero e per garantire ai consumatori la certezza di conoscere la provenienza della merce acquistata. Speriamo che questi principi possano prevalere sui cavilli degli euroburocrati e che la difesa della qualità dei settori manifatturieri europei divenga patrimonio comune di tutti i Paesi dellUe. E tempo che sia lUnione europea ad adeguarsi alle esigenze dei consumatori per tutelare il loro diritto alla corretta informazione sui prodotti che acquistano. Del resto ciò avviene ovunque nel mondo, tranne che in Europa.
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