Un aiuto ai bambini colpiti dallo tsunamiBevagna, 10/03/2006 Gli otto municipi della Unione dei Comuni Terre dellOlio e del Sagrantino, a gennaio del 2005, in un consiglio convocato durgenza a Gualdo Cattaneo, decisero di aiutare i bambini che riuscirono a sopravvivere al devastante maremoto che il 26 dicembre 2004 investì lIndonesia. Il sodalizio istituzionale stabilì allora di mettere a disposizione la somma di 40.000 euro. Oggi il loro contributo entra a far parte di un grande e solidale programma che sta portando avanti il GUS, il Gruppo Umana Solidarietà Guido Puletti, una associazione onlus che ha sede a Macerata. Questa benemerita realtà marchigiana, pochi giorni dopo limmane catastrofe, fece partire alcuni volontari per una prima missione in Sri Lanka, una delle zone più colpite dallonda anomala che inghiottì, in pochi secondi, uomini, donne, bambini, case, scuole, animali e migliaia di barche da pesca. Il 5 di gennaio del 2005 i volontari arrivarono a Colombo, la capitale del Paese. Da lì, dopo aver assolto le normali pratiche burocratiche, partirono per raggiungere la zona di Galle che si trova a sud. Una volta arrivati iniziarono immediatamente a prendere i contatti con le autorità locali. Contatti che, nel giro di pochissimo tempo, fecero loro comprendere la gravità della situazione. Le famiglie dei sopravvissuti che abitavano vicino al mare avevano perso tutto. Lo tsunasmi si era portato via le fatiscenti case, i pochi mobili in esse contenuti, i vestiti e le misere vettovaglie. I pescatori non avevano più le loro barche: lunica forma di sostentamento quotidiano. Per questo motivo i rappresentanti del GUS stabilirono che era di vitale importanza darle a chi le aveva perdute. Nacque così il progetto Welawe Kadapatha Specchio dei Tempi che è stato successivamente realizzato con il contributo della Fondazione La Stampa. Già il giorno 8 di gennaio del 2005 vennero consegnate le prime 20 imbarcazioni, fornite di buone reti e di motore. Leconomia, pur se tra mille difficoltà, a pochi giorni di distanza dal maremoto, tornava quindi alla normalità. I pescatori presero ad uscire nuovamente per poter sfamare le loro famiglie. E, soprattutto, per dare forza e coraggio ai bambini, la parte più debole e più indifesa dellumanità. |