Patto per lo sviluppo: approfondimento della segreteria tecnica su dinamica demografica imprese e distretti

prov. Perugia, 20/02/2006

In Umbria c’è “voglia di fare impresa”, in misura lievemente inferiore alla media nazionale, ma analoga a quella delle regioni del centro nord, mentre si rileva una propensione all’aggregazione nei “distretti industriali” (secondo la definizione Istat) superiore alla media nazionale, cui non corrisponde però un’adeguata capacità di crescere nella dimensione e nell’innovazione. Sono questi i principali dati che emergono dall’approfondimento proposto dalla “Segreteria tecnica del Patto per lo sviluppo” su due studi dell’Istat relativi, il primo, alla dinamica demografica delle imprese nel periodo 1999-2003 e l’altro alla quantità, diffusione e incidenza dei “distretti industriali” italiani sulla base dei dati del censimento 2001.
Per quanto riguarda il primo studio, i dati dell’Istat – spiegano dalla Segreteria tecnica – sono ricavati dall’ASIA (Archivio statistico imprese attive) e quindi basati, oltre che sulla fonte Unioncamere, anche su dati Inail, Inps, utenze telefoniche ecc. Rispetto a ciò l’Umbria per quanto riguarda sia il tasso di natalità (6,7 per cento) che di mortalità (7,4) delle imprese, presenta nel tempo dei valori analoghi a quelli delle regioni del centro nord, entrambi inferiori al dato medio nazionale, rispettivamente 7,2 e 7,9 per cento. Mettendo poi in relazione il “tasso di sopravvivenza” e quello di “crescita” delle imprese a quattro anni dalla loro nascita, emergono dei dati definiti “molto interessanti” dalla Segreteria tecnica. Infatti il dato relativo al tasso di “sopravvivenza” è superiore alla media nazionale mentre quello di “crescita” è inferiore, anche se in linea con la maggior parte delle regioni del centro (Marche e Toscana) e del nord-est (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano). “Emerge quindi - afferma la Segreteria tecnica – un sistema produttivo meno ‘volatile’ e più robusto della media, ma poco incline ad aumentare la propria dimensione”.
Analizzando l’aggregazione di imprese in “distretti industriali”, cioè in sistemi integrati di piccole e medie imprese appartenenti ad uno stesso settore, si rileva che il numero di questi in Umbria è di 5 su 7 “Sistemi locali del lavoro” manufatturieri (aggregazioni di Comuni contigui e statisticamente comparabili, caratterizzate dal maggiore addensamento dei movimenti effettuati per motivi di lavoro dalla popolazione di riferimento). Dei 5 distretti umbri, due sono situati ad Assisi e Umbertide (tessile e abbigliamento), uno a Todi (meccanica), e i restanti a Città di Castello (cartotecnica)e Marsciano (beni della casa).
La percentuale umbra dei distretti sui Sistemi locali manufatturieri è del 71,4 per cento, superiore a quella nazionale che è del 65 per cento, mentre gli addetti sono 61 mila 823, (il 20,9 per cento del totale regionale, contro il 25,4 nazionale) di cui 22 mila 905 manufatturieri. La dimensione media dei distretti industriali umbri è inferiore al dato medio nazionale, sia in termini di popolazione residente che di unità locali di addetti, inoltre il rapporto tra gli addetti impiegati nel distretto e la popolazione residente nello stesso (36,7 per cento) è inferiore a quello nazionale (39,2 per cento).
In sintesi – secondo le valutazioni della Segreteria tecnica – “alla buona propensione delle PMI umbre ad aggregarsi in ‘forma distrettuale’, non corrisponde una equivalente capacità di crescere nella dimensione e nell’approccio al cambiamento. Andrebbe quindi analizzato più approfonditamente se il ‘piccolo passo in più’ da compiere sia ostacolato da oggettive difficoltà strutturali, o non sia invece frutto anche di una certa ‘resistenza al cambiamento’”.