Politiche sociali; disabilita': presentata alla stampa la casa del nibbio

Umbria, 16/02/2006

Dare anche ai soggetti affetti da disabilità mentale la possibilità di realizzare un progetto di vita autonomo: poggia su questo concetto "La casa del nibbio", la prima residenza nata a Perugia per persone con disabilità grave. I lavori per la realizzazione della casa, voluta dalla Comunità di Capodarco di Perugia e dall'associazione "L'Ottavo giorno" e che sarà inaugurata ufficialmente il 25 febbraio, sono partiti da circa due anni grazie ad un finanziamento della Regione Umbria (circa 200 mila euro) e del Comune di Perugia. Inoltre, hanno collaborato anche privati ed aziende che, con il loro contributo, hanno permesso di far avanzare con rapidità i lavori.
La struttura, che è stata presentata stamani alla stampa, accoglierà sei persone che, per vari motivi, non potranno più vivere con le loro famiglie di origine, ma accoglierà anche soggetti che si trovano di fronte a situazioni di emergenza o che per varie necessità devono fare dei percorsi riabilitativi. Per loro la Comunità di Capodarco elaborerà un progetto finalizzato a promuoverne l'autonomia.
La Casa del Nibbio, realizzata a Prepo in una struttura concessa in comodato alla Comunità di Capodarco per 39 anni dall'Opera Pia Marzolini, rientra nel progetto "Dopo di noi", finanziato attraverso un bando regionale per la realizzazione di interventi a favore di soggetti con handicap grave privi dell'assistenza dei familiari.
"Cercheremo di insegnare alle persone con disabilità mentale a vivere lontano dai genitori - ha riferito la presidente della Comunità di Capodarco, Francesca Bondì - perché non è giusto che per tutta la vita continuino ad avere un ruolo da bambini".
Durante l'incontro è stato sottolineato che l'inaugurazione della "Casa" coincide con il quarantesimo anniversario della nascita della Comunità di Capodarco e che, ancora dopo tanti anni, l’obiettivo finale della "Casa del Nibbio" continua ad essere sempre lo stesso che ha ispirato la Comunità: "Raggiungere condizioni di parità e di reciprocità con chi questo scopo non può raggiungerlo. Al centro l'unico riferimento rimane la sacralità della persona con la sua storia e la coscienza della sua patologia". Per questo motivo -é stato detto - la Comunità Capodarco di Perugia, metterà a disposizione della struttura tutte le professionalità di cui dispone che lavoreranno in stretto contatto con i familiari, i servizi socio-sanitari del territorio, ma anche con enti, associazioni di volontariato e volontari.