Umbria come Napoli, in attesa che scoppi appaltopoli e poi nasca una nuova primavera
Umbria, 04/12/2008
Laganà Alberto, Direttivo Umbria dei Valori
Le parole del presidente Giorgio Napoletano, dette allombra del Vesuvio del malaffare, calzano a pennello per lUmbria accerchiata dalle tante inchieste su appaltopoli e di cui non si vede mai la fine, stagnazione economica e debiti in crescita esponenziale: "E' assolutamente indispensabile che cambino i comportamenti di tutti i soggetti, pubblici e privati, che condizionano negativamente il miglior uso della risorse disponibili con il peso delle intermediazioni improprie che possono ricondursi a forma di corruzione e clientelismo, interferenza e manipolazione.
Bisogna mettere in discussione la qualità della politica, l'efficienza delle amministrazioni pubbliche e l'impegno a elevare il grado complessivo di coscienza civica".
Che in Umbria viga una legge della spartizione destra-sinistra è innegabile: nella realizzazione e gestione dei piani regolatori, nellaffidamento di progettazioni e lavori, nella gestione del credito come della spazzatura, negli incarichi e nelle consulenze politiche, nei favori bipartisan a tutti i livelli e che sono sotto gli occhi di tutti.
Un sistema insomma al limite (talvolta di più) della legalità dove imprese oneste e persone capaci vengono accantonate da chi ha il merito di foraggiare la classe politica dominante ed alimentare un sistema di potere che non è iperbolico definire di tipo nord coreano con un dittatore ed una sua corte che hanno la loro sede a Palazzo Cesaroni e dintorni e da lì esercitano il potere in modo tuttaltro che democratico, anzi spesso vessatorio e ricattatorio verso chi non sottostà al pensiero dominante.
Intanto tutti gli indicatori economici e di qualità della vita volgono verso il basso e la dirompente crisi economica che sta avanzando a grandi passi lascerà un Umbria disastrata peggio di uno tsunami od un terremoto devastante, una regione insomma alla deriva, coperta di debiti dal centro alla periferia, con una classe dirigente da dimenticare ed una imprenditoriale tutta da ricostruire perché cemento, mattoni e spazzatura non sono più un affare da gestire guadagnandoci lautamente.
Dare tutta la colpa ai vertici della politica è però riduttivo perché questo stato di cose ha fatto comodo a molti, a tutti coloro cioè che in questi anni sono convissuti con il voto di scambio, con i favori, con il partecipare al banchetto regionale che ha via via dilapidato tutte le risorse residue ed ora lascia dietro di sé macerie.
E impensabile che la magistratura (anche qui probabilmente ci sono responsabilità ed omissioni) metta a posto tutte le cose con qualche indagine e condanna, deve essere un moto generale di rivoluzione degli umbri a spezzare la catena di complicità dellattuale sistema politico affaristico.
Esiste un Umbria nuova, piena di idee e risorse intellettuali, propositiva e desiderosa di gettare le basi per un nuovo futuro, ma potremo vederla allopera solo dopo il 2010 quando si spera, concluso il decennale del potere degenerato che ci ha guidato in questo decennio vedrà la fine, si spera, a destra come a sinistra.
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